Dopo lo scivolone del Ministero della Salute con il Fertility Day, noi BusinessMum ci siamo domandate: l’Italia è il paese giusto nel quale avere figli? Per trovare la risposta abbiamo letto il Rapporto annuale ISTAT pubblicato a maggio 2016. A voi trarre le conclusioni.
Il crollo delle nascite
Il Rapporto annuale dell’ISTAT ha rilevato un nuovo minimo storico delle nascite dall’Unità d’Italia: nel 2015 sono state 488 mila, 15 mila in meno rispetto al 2014. Per il quinto anno consecutivo diminuisce la fecondità, solo 1,35 i figli per donna.
Con la crisi non si nasce.
Genitori senza lavoro
In Italia 2,2 milioni di famiglie sono jobless, ovvero vivono senza redditi da lavoro.
Al centro-nord il 14,2% delle famiglie sono in questa condizione e nel Mezzogiorno si raggiunge addirittura il 24,5%, ovvero quasi un nucleo famigliare su quattro.
Il dato più preoccupante è che l’incremento ha riguardato soprattutto le famiglie giovani rispetto alle adulte: tra le prime l’incidenza è raddoppiata dal 6,7% al 13%, tra le seconde è passata dal 12,7% al 15,1%.
Tramonta il mito della laurea
Dal rapporto ISTAT 2016 emerge che oltre un ragazzo su tre tra i 15 e i 34 anni è sovraistruito, ovvero troppo qualificato per il lavoro che svolge. La quota è 3 volte superiore a quella degli adulti (13%).
Inoltre ha un lavoro a termine un giovane su quattro e a tre anni dalla laurea solo il 53,2% dei laureati ha trovato un’occupazione ottimale, con un contratto standard, una durata medio-lunga e altamente qualificata.
Il 60,8% dei giovani non lavora
Questo è il dato più allarmante: solo 4 giovani su 10 lavorano. Inoltre entrano molto spesso nel mercato del lavoro con professioni quali: commesso, cameriere, barista, addetto personale, cuoco, parrucchiere ed estetista. Anche quando sono in possesso di una laurea.
Non c’è ricambio generazionale
L’amara verità è che i giovani non prendono il posto degli anziani quando questi ultimi vanno in pensione.
6,5 milioni di inoccupati
Le persone che vorrebbero lavorare ma che non hanno un impiego sono in Italia 6,5 milioni. Spiega il rapporto: “Il tasso di mancata partecipazione (che comprende disoccupati e inattivi disponibili a lavorare) scende dal 22,9% del 2014 al 22,5% ma è ancora molto sopra il livello medio Ue (12,7%).”
Conviene andare all’estero?
Tutto questo unito ad una insufficiente ripresa dei consumi mostra un quadro dell’Italia ancora molto difficile da sostenere.
Che futuro avranno i nostri figli? La laurea diventerà solo un pezzo di carta attaccato al muro o avrà ancora valore? Conviene andare all’estero?
Il periodo è difficile e noi queste domande ce le stiamo ponendo…
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