Eccomi tornata su BusinessMum con un nuovo post che segna l’inizio della mia nuova avventura e del mio viaggio nel mondo della maternità, delle tante mamme e delle loro famiglie.
Un viaggio per raccontarvi tutti i risvolti, positivi e negativi, che si nascondono dietro l’arrivo di un bebè e di come non sia sempre scontato riuscire a conciliare tutto soprattutto se parliamo di lavoro.
Ci ritroveremo immerse in una quotidianità veloce fatta di incastri e organizzazioni perfette spesso mandate all’aria dall’imprevisto dell’ultimo secondo e dalla febbre notturna che arriva proprio a ridosso di un appuntamento importante che, davvero davvero, non si può rimandare.
Vi racconterò le storie che, io per prima, ho conosciuto e che mi hanno emozionata, fatto sorridere e, a volte, sentire leggera perché poi alla fine quello che conta è anche questo.
Inizio presentandovi la mia amica Lucrezia Sarnari che mi fa compagnia, insieme al piccolo Pit e al suo blog C’era una vodka (e ora c’è una mamma che ha bisogno di un drink) dal 2014.
Con lei ho sorriso tanto e più volte ci siamo confrontate sulle gioie e i dolori dell’essere mamme giovani e imperfette.
Talmente imperfette da aver aderito al club delle pessime madri che in fondo, chi più chi meno, tutte abbiamo qualcosa che vorremo cambiare e qualche senso di colpa con cui fare i conti.
Quindi se siete d’accordo iniziamo con l’intervista.
Lucrezia partirei dal post che hai pubblicato e titolato “Io che sono rimasta incinta giovane e mi sento fregata”. Io stessa l’ho condiviso. Semplice, veritiero e dissacrante. C’è poco da aggiungere a dire il vero ma raccontami qual è la tua idea di maternità oggi e quale la tua esperienza.
La maternità oggi è un gran casino, come un po’ tutte le cose. Dico cose ovvie, ma in un mondo di precarietà anche la maternità è precaria e l’amore per il figli non c’entra nulla. C’entra il fatto che per conciliare tutto fare i salti mortali non basta. Spesso le donne si trovano nella spiacevole condizione di dover scegliere tra figli e lavoro per un part time non concesso. Ancor più spesso si ritrovano a casa, da sole, nella necessità di reinventarsi a livello professionale con un mondo, fuori, che va ad una velocità difficilmente conciliabile con le necessità dei figli.
Parliamo di mamme che ne dici? Se esistono le pessime madri (e tu le hai degnamente rivalorizzate) esistono, secondo te, le mamme perfette oppure sono soltanto invenzioni nate per farci rosicare e sentire inadeguate?
Le pessime madri non esistono mentre esiste solo un grande, grandissimo senso di inadeguatezza che mette d’accordo tutte noi. Mi sto convincendo che non esistano nemmeno le mamme “perfette”. Credo che, in fondo, siamo tutte accomunate da questo senso di colpa che, per un motivo o per un altro, non ci dà tregua.
L’arrivo di un bebè stravolge la vita se magari lo desideravi ma se arriva a sorpresa come nel tuo caso e non puoi nemmeno berci su come si gestisce la situazione?
Eh, bella domanda. Io ci sto ancora lavorando dopo tre anni. La vita cambia inesorabilmente e ci sono giorni in cui va bene così e giorni in cui rivorresti la tua vita com’era prima. Di certo non arriva nessun fantomatico istinto di maternità ad illuminarti il cammino, però l’amore dei figli aiuta a trovare un equilibrio. Sempre precario, naturalmente.
Decidere di diventare mamme ma non per questo lasciare tutto il resto. Gli amici, il lavoro, le proprie passioni. Come si fa e come si abbattono i sensi di colpa?
I sensi di colpa non si abbattono, quando va bene ci si convive. Io continuo a pensare che senza amici e passioni, quelle di prima intendo, sarei una madre peggiore. E, magari è solo un alibi, ma in questo modo trovo la forza di riuscire a conciliare prima e dopo.
Essere giovani, essere madri e voler lavorare in un settore impegnativo e poco convenzionale come quello della comunicazione. Qual è il tuo segreto di Wonder Woman organizzativa?
Nessun segreto, anzi se ne hai da condividere mi faresti un grande regalo.
C’era una vodka è il tuo blog ma anche molto di più ti va di raccontarlo?
Il blog è nato inizialmente come uno sfogo in cui dire che, anche se ero madre, ero ancora quella di prima e mi piaceva ancora tutto quello che amavo prima. Pian piano intorno al blog si è creato un piccolo gruppo di affezionate che amano definirsi “pessime madri” per ricordare che, nella loro vita, non c’è solo la maternità. Di sicuro, ad oggi, per me il blog rappresenta un lavoro diciamo una sorta di biglietto da visita online per la mia professione.
I progetti futuri di una bravissima pessima madre?
È un periodo molto incerto. Sono freelance da qualche mese, dopo aver lasciato il “posto fisso”, e in questo momento sto navigando a vista. Vorrei concentrarmi sul blog nella speranza di farlo crescere e magari trasformarlo in un prodotto editoriale vero e proprio, ma staremo a vedere che succede.
Bene direi che con Lucrezia possiamo sentirci tutte più sollevate.
Volete andare al cinema senza vedere n cartone animato, volete tornare a prendere l’aperitivo con le amiche, volete concedervi un pomeriggio di shopping sfrenato e tranquillo senza passeggino?
Su ditelo che, almeno una volta, è successo anche a voi.
Bene allora ben arrivate nel fantastico mondo delle pessime madri (che poi alla fine, come dice Lucrezia, pessime non sono).
Buona lettura e vi aspetto qui con i vostri commenti.
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